IL RISVEGLIO DI MADDALENA :
IL CORPO CHE CANTA
Primo libro pubblicato
Dedico questo libro
a mio padre GIO-vanni, che vive al di là del velo,
all’amica GIA-comina, che mi ha aiutato nella battitura del testo,
al mio web master GIO-vanni, sempre “presente”( e sono tre G),
infine al mio amore Michele ed a Selenio che, tramite Patrizia,
si è preso cura dell’introduzione e di alcuni disegni.
Con amore GIO
Quando il corpo si risveglia, nell’unione amorosa di mente, anima e spirito, allora si leva il suo canto,
tutt’uno con il canto dell’universo, allora egli diviene immortale.
Michele dice che i veri umani sono gli angeli, perché in loro è presente questo collegamento
e il corpo può prendere la frequenza che vuole e il tempo
non esiste, non esiste.
PREFAZIONE
21 novembre –
La prefazione si mette in cima, ma viene scritta in fondo. E mi sono chiesta chi potesse, chi volesse farla… Amici molti, collegati al mio testo, ma chi poteva sentire veramente il mio amore per Michele, chi poteva comprendere Maddalena? Sarebbero state parole, parole, le solite parole. Allora, qui, sulla riva del mare, nel mio camper, con la radio accesa, tra il rumore monotono delle onde, sulla battigia, e l’onda crescente sui tasti d’un pianoforte, la voce di Michele mi ha detto: ” la musica”; sì, soltanto la musica può esprimere l’amore del cuore, quello che viene proprio da lì, dal centro, come una nostalgia dolente. “Amore mio, quale musica?” Ed ecco che, all’improvviso, il flusso musicale, proveniente da “radio toscana classica”, s’interrompe e una voce argentina “Happy birthday to you, happy birthday to you” Insiste un po’, poi si perde nuovamente nelle note del piano…”Buon compleanno”. “Ah, sì, oggi è il 21, ed ogni 21 è il mio compleanno. Grazie Michele”. Questi sono i suoi giochi. Come al festival giapponese di Firenze (questo Giappone, come spesso mi ritorna!), una ragazza esile, la pelle bianca e morbida, i capelli rossi, ha indossato, sul palco, il manto da sposa , con ricamata in oro una…fenice; o, al ritorno, sul pulman, quelle due ragazze, sul sedile accanto, che parlavano fittamente tra loro. Una aveva una splendida massa di capelli rossi e parlava dei suoi tempi in Francia, l’altra aveva appena finito, a Firenze, il giglio, una specializzazione “per organizzare matrimoni”. L’una Elena “Mi manca solo Parigi”, diceva, con voce piena del desiderio dei suoi 21 anni, l’altra Eleonora, tutta presa dai nuovi progetti. Elena ed Eleonora, segnali per me: 21, matrimonio, giglio, Parigi…Maria Maddalena. Questo è il mio libro: segni d’amore. Frattanto, alla radio, il piano ha lasciato il posto al violino, ed io salgo i gradini delle note, sempre più su, sempre più su, ancora più veloce, sempre più su, amore mio. “Sei lo spazio tra due note” mi fu detto… E s’alza vibrante una musica, che riempie l’abitacolo, completa ogni fessura, trasforma ogni cellula…. “Ave Maria”. Solo la forma si può qui riportare, ma già nel correre delle note sul pentagramma, si snoda il canto visivo della bellezza sonora… “Ave Maria”.
INTRODUZIONE
di Selenio e Patrizia
Desidero aprire questo libro, che racconta alcune sequenze del mio film, sulla terra, con le immagini gioiose che, sempre, Selenio trasmette a Patrizia, l’eterna “bambinona”, dell’associazione “Il ponte di luce”. Anche il mio scritto è gioioso, ma non sempre, perchè il gioco, la gioia, ci faranno vincere la partita di questa vita; gioco come distacco, osservazione, attenzione agli avvenimenti, alle situazioni e reazione spontanea, perfetto allineamento tra intuizione ed azione, come nei bambini; gioia, come costante espansione del cuore, perchè tutto può essere fatto, ogni vittoria può essere raggiunta, “creata”.
Così ho chiesto a Patrizia, lei ha chiesto a Selenio, ed ecco qua il risultato. “Ho fatto bene” mi chiede lei, timorosa, consapevole che dovrà “introdurre”. Mia cara, perchè dovremmo mettere dei limiti alla fantasia… Lasciamola spaziare, lasciamola volare, perchè impariamo a creare! (Così “introduco” la rima di Selenio, dedicata a Maddalena).
A MADDALENA
Danza donna, canta al sole che sorge. Eccelso, incantato fiore, amore immenso, che danzi sopra i prati verdi del Cosmo, tu sei scesa sulla terra, come donna, dall’amore intenso. Il tuo nome è una musica: Maria Maddalena. Inebriata dai profumi dell’arcobaleno, del sambuco, sei scesa a Gerusalemme, con una schiera di angeli colorati, portando una nota di musica astrale nella città santa della pace. Donna umile, ma molto forte, creatura talentuosa, piantasti la gioia in tutti gli uomini che incontrasti nel tuo cammino; il tuo corpo gioioso dette loro quell’amore grande che li trasformò, in celati uomini di spirito, alto, verso il cielo intenso. Buttasti giù la loro, ignorante violenza. Rosa incantata, rosa vellutata, che era la tua pelle, bella e nascente. Veggente amata dal dio Athor, custode che ha celato nella sua anima tutti i segreti dell’umanità. Un raggio di sole, che “in punta di piedi”, s’è incarnato in Giovanna, chiamata ora Shamada. Hai anticipato i tempi, hai dato vita alla donna moderna che ha preso coscienza del suo corpo, come della sua anima, ed ha trovato un totale amore, fisico e spirituale,una dolce torta insaziabile. La materia non si conosce mai abbastanza! Gesù è rimasto sempre con te, perchè ti rivelò donna d’amore e non di strada. Ti ha restituito la tua vita sapiente, come raggio della coscienza. Tu telepata e raggiante hai aperto dialoghi anche fra le genti tarate e difficili, hai tolto la maschera a chi voleva solo usarti. Guidata da S. Michele, tu, Giovanna, hai combattuto demoni e forze ingiuste della madre terra. Oggi sei la guida de “Il ponte di luce”,che porta la gente a rivivere nuove coscienze, per cambiare il Karma negativo. Tutti noi abbiamo bisogno di cambiare, per poter sciogliere i nodi, che ci tengono legati a vecchie storie, che ci fanno soffrire. E si può combattere questo, portando alla luce il fondo dei nostri pensieri. Una nuova società sta nascendo, e nel Cosmo entrano esseri,che sono il sole del mondo futuro. Loro porteranno il libro sacro, il Navigon, che unirà fedi e religioni, tutto il Karma negativo verrà spazzato via. Avverrà di notte: i deserti s’illumineranno ed astronavi, in nuvole bianche, scenderanno sulla terra, con uomini nuovi. Questo sarà la svolta dell’intero Universo. 400 anni di pace saluteranno la Madre Terra.
CAPITOLO 1
Lunedì 22 aprile 2008
Sono le nove di un mattino un po’ coperto e grigio, o sono i miei occhi che tendono a chiudersi. Che sonno! Tornando da Milano, ho dormito, poco, da Francesco, a Grosseto, ed ora sto aspettando, vicino alla fermata, l’arrivo dell’autobus, la Rama, come si chiama da noi, che mi porterà alla marina di Grosseto, la cittadina di S. Rocco. Vicino a me, sulla panchina, siedono un uomo e una donna. Ormai da tempo esattamente dal 1993, mi sento immersa in una realtà virtuale che interagisce con il mio pensiero e mi dà segnali. Lo so bene e sono sempre curiosa; questi due hanno qualcosa da dirmi!
Lui, che conosce già la donna, parla della sua età, circa 90 anni (non li dimostra per niente), lei insiste sul suo lavoro di cuoca e sul problema di non riuscire a vedere i tre Cari, durante l’estate.
L’ultimo maschio si chiama Michele e finisce 14 anni il giorno successivo, il 23 di aprile. Dai, ci siamo; Michele, il 23 o meglio il suo contrario, il 32: segnali del mio spirito, sì, l’Arcangelo Michele.
Arriva un’altra donna, in bicicletta, affrettandosi, per prendere l’autobus. “Maddalena” la chiama la prima “corri, altrimenti fai tardi” Ecco, c’è anche Maddalena! Insomma, da quando sono andata a Milano, al convegno delle edizioni Melchisedek su Gesù e Maria Maddalena, il treno dei segni ha cominciato a correre velocemente.
La narrazione della mia vita, del risveglio, del ricordo delle incarnazioni, tutto ciò che era stato sempre rimandato, ha cominciato a premere. Ma quando cominciare?… Un segno…
Il 23 è il compleanno di Michele, questo numero o l’inverso, il 32 è una parte di un codice di accesso che Lui mi ha dato. Domani, 23, inizierò.
È mezzanotte, sono sul letto e sto scrivendo. Mi piace scrivere distesa sul fianco.
È poco leggibile, ma verrà trascritto al computer, forse da Valentina, una ragazza dai grandi occhi verdi, conosciuta da Francesco.
S. Valentino, il giorno degli innamorati… E io sono innamorata, sì, di Michele; quando penso a Lui, il mio cuore si apre in qualcosa d’immenso e posso fare solo un respiro, per acquietarmi.
Gli amici sanno che sono “fidanzata” con Michele ed io scherzo su ciò. Dico che gli uomini che incontro sono per me “opzional” Michele non è geloso perché il mio amore è sempre uno. Da ciò il mio vivere da sola, il mio muovermi sempre sola, e, insieme, il mio sentirmi accompagnata, amata, accontentata nei desideri. Sempre. L’amante più perfetto è il nostro spirito e l’unione con lui ci fa accedere alla creazione.
Da “Come dio divenne Dio” di Daniel Meurois-Givaudan ed. Macro:
“Dalla cellula al corpo poi allo spazio proiettato dalla coscienza del corpo, il Divino si inventa, si scopre e si espande.
È così che Egli È. Di pianeta in sole, poi in galassia e in cosmo, è detto che Egli si autoinsemina al ritmo a cui ogni cuore batte, ogni anima amplia i propri orizzonti e lo spirito contempla il proprio splendore. Dalla cellula al corpo, poi allo spazio proiettato dalla coscienza del corpo, il Sacro oltrepassa l’illusione del tempo.
È così che Egli ama. L’Uno viene moltiplicato nella sua espansione, ma il molteplice non recita che l’Uno.
Egli è respiro, Egli è l’atto di amare…”
CAPITOLO 2
Il risveglio : 1993
Spinta da ciò che ancora non conoscevo, ma che sapevo essere il mio vero io, essendo già laureata in Lettere, avevo deciso di iscrivermi a Psicologia, poi di specializzarmi in Ipnosi e P. N. L.; avrei potuto fare le specializzazioni e il corso di laurea, in contemporanea, avendo già la prima, ma, comunque, dovevo laurearmi entro un tempo stabilito.
La parola “deciso” era solo un atto di volontà, perché tutto sembrava accadere con una serie di circostanze, una volta iniziato il movimento. Incontri, situazioni…
Ancora non parlavo di “segni”.
Durante i quattro anni di specializzazione in Ipnosi Ericksoniana, imparando, facevo un uso costante delle varie tecniche autoipnotiche, per stare il più possibile in onde halfa, nel “qui ed ora”, per programmare il buon esito degli esami, per decondizionare la mia parte emotiva disturbante, per creare un collegamento energetico soprattutto con i miei Cari.
Ogni sera mi vedevo abbracciata a loro, e tutto andava bene; usavo la visualizzazione, per l’esito degli esami, e tutto andava bene. Visualizzavo e tutto andava come un treno. Ma non sapevo ancora che creavo. Avevo portato avanti le specializzazioni, ma gli esami universitari erano rimasti indietro.
Discussi le due tesine e ancora non avevo dato quella di laurea! Era necessario che mi sbrigassi. Già prima esistevano poche cose oltre i miei Cari, il lavoro e lo studio, ma in quell’anno la programmazione fu costante e stretta. La spinta interiore era forte, non sentivo altro.
Niente giornali, televisione, distrazioni. Vivevo metà settimana a Roma e metà a Grosseto. Nella casa di Roma, un bilocale, la parete della mia camera – studio era coperta da un poster, rappresentante un bosco, e lì io cominciai a rimanere dalla mattina ala sera, immersa nello studio.
Usavo le tecniche delle specializzazioni che stavo facendo, ma ancora ero inconsapevole della loro importanza. Del resto, anche i docenti che operavano nella scuola di Ipnosi Ericksoniana che frequentavo a Roma (con insegnanti provenienti anche da Milano e da Fenix, in Arizona, sede centrale della scuola), ripeto, i docenti non parlavano di fisica quantistica, né di creazione tramite il pensiero, o, forse, allora io non ero pronta a capire; si faceva riferimento al potere del “sè” e, certamente, col senno del poi, anche la maggior parte delle tecniche di P. N. L., portavano ad una modifica ed a una nuova creazione.
La persona diveniva creatore di una nuova realtà.
Ma il vero meccanismo mi si è solo in seguito svelato. Comunque, lavoravo a “cottimo” con le tecniche, perché mi accorgevo degli ottimi risultati.
Mi è infatti capitato di andare a sostenere degli esami scritti, nel corso di laurea, senza averli preparati. Dovevo mettere una crocetta sulla risposta esatta; in effetti avevo esperienza e conoscenze varie, ma se non sapevo, scendevo dentro di me e chiedevo… e tutto andava bene. Sono sempre stata un essere fuori del tempo ma, allora, questo non esisteva più: era solo scandito dal giorno e dalla notte, dai miei movimenti, sempre, costantemente, nel “qui ed ora”, che, ripeto, volevo sperimentare il più costantemente possibile.
Ricordo che cercavo di costringere la mente e la minacciavo “di farla a pezzettini” se non cessava il movimento. Il mio cervello ha imparato così bene la lezione che, ancora oggi, alla prima minaccia, i pensieri si fermano.
Ricordo ancora che, quando guidavo l’automobile nel traffico di Roma, mi conficcavo le unghie sul palmo della mano, stringendo forte il volante, perché ciò fermava il mio pensiero.
Sì, molto avevo appreso dai miei studi, ma molte cose venivano da dentro di me e la spinta costante era quella di controllare il pensiero e di dirigerlo verso i miei obbiettivi. Stavo, comunque, bene di salute, mangiavo e dormivo sufficientemente.
Il treno andava veloce. Avevo conosciuto degli amici che praticavano la Meditazione Trascendentale e anch’io presi il Mantra.
La mattina dell’iniziazione portai frutta e un mazzo di giunchiglie.
Ebbi il mantra che l’insegnante curò di farmi ripetere correttamente: IRIN. Dove lo avevo sentito? Pensai alla croce, a Gesù ed alla scritta INRI. Ma, un caso!
Usavo le mie tecniche auto ipnotiche ed il mantra, tutti i giorni, anche tre volte al giorno. Sono una “cottimista”, per ciò che sento, e, soprattutto, c’era qualcuno che spingeva. Il lavoro dette i suoi frutti; cominciavano ad attivarsi quelli che io chiamavo “fenomeni paranormali”.
In realtà era il risveglio della “macchina biologica” ed essi verranno poi, da Michele, definiti “mistici”, perché derivanti dal contatto tra corpo, anima e spirito.
In quel tempo incontrai Pino, un biologo che lavorava all’Università di Roma; era separato e cercava una compagna. Si creò un certo legame; a volte lo guardavo e lo vedevo bambino, poi vecchio; si attivarono nei suoi riguardi telepatia, preveggenza, e una sorta di potere sul corpo fisico. Vi spiego. Sentivo in lui la presenza della ex moglie, che non conoscevo, e il mio corpo cominciò a dimagrire e a modellarsi sull’immagine che vedevo.
Forse già le assomigliavo, comunque, i suoi amici gli chiesero se era tornato con la moglie, avendolo visto con me. La sentivo e mi modellavo, i capelli lunghi, lisci, il corpo sottile e affusolato, il volto un po’ appuntito. Non sapevo che abbiamo potere sul corpo fisico. Lo sperimentavo.
Ho poi compreso che se c’è una spinta emotiva, tutto accade più facilmente.
Avevo fatto altri incontri prima di lui, tutti segni da leggere, ma il mio treno correva incontro al divino e, certo, per il resto c’era poco posto.
O meglio, il divino era tutto ciò che mi circondava, ma non potevo soffermarmi su obbiettivi personali di altri. Così anche quella storia finì. Cominciavo a veder oltre.
Ricordo, una volta, in treno; tornavo da Grosseto andando a Roma e, davanti a me, sul sedile dello scompartimento era sdraiato un giovane, bello di forma e con gli occhi chiusi. Come al solito, in treno, o facevo training autogeno o ripetevo il mantra ma, ogni tanto lo guardavo. Stette sempre fermo.
Quando il treno si fermò, il giovane aprì gli occhi. Non c’era la pupilla, erano tutti azzurri. Si alzò e andò via.
Rimasi per un attimo a chiedermi perché non gli avessi parlato per sentire la sua voce. Chi era? I suoi occhi non erano umani, o più esattamente non erano uguali agli uomini di questa terra. (Michele dice che i veri umani sono gli angeli, avendo il collegamento tra corpo, anima e spirito).
Ho rivisto altri occhi simili: credo di vedere l’essenza dell’anima; non si dice infatti “gli occhi sono lo specchio dell’anima”?
Intanto era necessario chiedere la tesi.
Gli studenti di psicologia mi dicevano che era impossibile “averla” in poco tempo e, in realtà, io non sapevo quale docente interpellare. Ma ormai vivevo nella mia estasi: pensai al professor Carotenuto, gli telefonai per un appuntamento in facoltà ed andai. Ricordo che bussai alla porta della sua stanza all’Università.
Ero in quel momento dentro “i miei fenomeni”. Mi avvicinai. Era seduto alla scrivania, con la testa reclinata, ricordo bene, appoggiata sul braccio.
Mi disse di sedermi. Lo feci e lui alzò gli occhi e mi guardò: erano completamente celesti, così dolci e pieni d’amore. Tutto intorno mi sembrava ovattato.
Gli chiesi una tesi sull’Ipnosi e lui rispose che andava bene, dovevo sceglierne il titolo e tornare da lui. Allontanandomi mi sembrava di camminare senza toccare il suolo e la sensazione era molto reale. Quando mi si manifestavano visioni o altro, l’atmosfera sembrava cambiare. Ero felice, e, insomma, tutto, comunque, mi sembrava normale perché tutto era fluido e scorrevole. Tornai in seguito da Carotenuto, nella stessa stanza. Lui accettò gentilmente tutto quello che proponevo e mi disse di ritornare da lui in vari momenti di avanzamento del lavoro sulla tesi.
Mi guardò, ma i suoi occhi erano scuri, come lo sono in questa realtà.
Avevo visto l’angelo che lui era e lui aveva visto me, ma ancora non capivo.
Nella facoltà di psicologia ho incontrato altri professori con fenomeni di risveglio.
Essi mi trattavano in un certo modo, alla pari, ma ancora non capivo. Ho trovato però anche altre entità. Forse lì è avvenuto il mio primo incontro cosciente con un alieno.
CAPITOLO 3
Chi era l’assistente?
Non era bello, ma abbastanza interessante, e poi era l’assistente del professore di Psicologia della Percezione. Cominciò a starmi dietro e una sera lo invitai a cena nella mia casa di Roma, e rimase a dormire da me. Cominciammo a fare l’amore.
Avevo un grande caldo e tutta la camera si riempì di calore. Non ricordo il rapporto, ricordo questa sensazione strana di un’atmosfera molto densa. Poi mi addormentai. Ad un certo punto aprii gli occhi e mi girai verso di lui. Vidi il viso di un’animale, quasi un becco, e gli occhi laterali che mi guardavano. Il caldo era opprimente. Cosa avevo visto? La mattina ci salutammo. Non dissi niente.
Lui adesso aveva un viso umano, ma fu la prima e l’ultima volta che lo invitai a casa mia. In mezzo a chi viviamo? Gli occhi azzurri sono angeli, ma gli altri?
Che razze sono? Questo più tardi mi è stato chiaro ed ho compreso che questo pianeta, come il nostro corpo, è abitato da altri, soprattutto razze animali, che possono vivere per i fatti loro, o interagiscono con l’umanità, spesso approfittando della sua cecità e della loro più avanzata tecnologia. Razze, a volte, poco benevole, che cercano di gestire il gioco, d’impadronirsi della nostra energia, ma che… non avranno proprio più niente da fare, al momento del risveglio planetario!
Si apre un’immagine splendida, nel ricordo di un viaggio in Marocco, che si è poi tramutato in una permanenza di sei mesi (ancora ne ho il desiderio).
Marakesc, con la grande plaza e le porte d’oro del palazzo reale, mi ha portato l’incontro con un’altra tipologia aliena.
C’è un tempio, poco distante dalla città, meta del flusso turistico, per la bellezza del sito. Il luogo era veramente splendido, come lo è tutta l’architettura araba, ma qui in modo più superbo, nei fregi, negli intarsi, nelle velature… Poi, quel patio orlato di colonne, e il laghetto centrale, azzurro, tra i bianchi marmi… Un vero incanto! E, come al solito, l’aria diviene più ferma, come un fotogramma e lentamente, dietro di me, che sono presa dalla bellezza, si muovono due esseri, un maschio ed una femmina. Lei è molto bella, di una bellezza diversa, ma pur piena di attrazione, sottilissima, ricoperta da una guaina verde, come una seconda pelle, il volto appuntito, coperto da grandi occhiali.
Ciò che colpisce sono le lunghe ed esilissime gambe, dalle caviglie quasi filiformi (anche le braccia sono in tal modo), incede come in punta di piedi, ondeggiando.
Lui, dietro, ha la stessa tipologia, un po’ più robusto, e sta, credo, facendo una ripresa all’ambiente. Perché non provo meraviglia, eppure ce n’è motivo, forse perché il cielo è più azzurro, la frequenza è diversa, e come sempre è successo e succederà, io sono nel qui ed ora, nella non interferenza emozionale.
Il petto della donna è coperto quasi completamente da una spirale dorata.
Sono attratta, mi avvicino e le indico una piccola spirale che anch’io porto al collo, oggetto acquistato in una mia visita a Dhamanur. Il mio intervento è ignorato, come non esistessi, come se non mi vedessero, oppure fosse impossibile il contatto. Comunque i due esseri escono dal tempio; fuori ci sonno due limousine bianche, con i vetri neri… Sono già dentro, e le macchine ripartono, lentamente, una dietro l’altra, sempre in quell’aria più calda e densa, che non è soltanto sole del Marocco.
Si può pensare, in questo caso, ad una razza uraniana, che, viene detto, sia qui presente. Veramente, sembravano proprio due turisti, salvo la conformazione… Ma perché, dobbiamo essere tutti uguali, tutti con il nostro corpo, nell’Universo?
Mi piace riportare un brano tratto dal libro “Viaggio nel tempo con Uriel” di Anna Maria Bona, ed. Melchisedek, che, successivamente ai fatti descritti, ho letto.
“Gli Uraniani” essa dice “… interagivano anche con i terrestri, venendo in soccorso per volontà divina. Gli Uraniani e i Venusiani si possono considerare inviati dal cielo, perché ci furono amici fin dai tempi più antichi, ma, consapevoli delle vibrazioni terrestri e delle bande di frequenza umane, erano desiderosi di tornare velocemente nel loro pianeta. Attraverso indagini al carbonio 14, si è tentato di attribuire una datazione alle linee di Nazca, ai piedi delle Ande peruviane, ma si può solo supporre che fossero realizzate in tempi diversi, avanzando l’ipotesi che le figure zoomorfe siano precedenti di un migliaio di anni, rispetto alle linee diritte. Le figure insettiformi appartengono agli Uraniani, poiché proprio il ragno è il simbolo del loro pianeta… I Venusiani, non dissimili da noi fisicamente, sembra che appartengano alla razza dei giganti”.
CAPITOLO 4
La discussione della tesi: 16 Marzo 1993
Come al solito il treno correva e tutto si accelerò.
Carotenuto mi disse che dovevo discutere la tesi a marzo e non a luglio di quell’anno 1993, altrimenti tutto veniva rimandato. Avevo 12 giorni per presentarla.
Era tutta dentro di me, la vedevo; avrei usato anche le tesine delle due specializzazioni già fatte, ma dovevo assemblare le parti.
Feci il programma mentale della creazione per il tempo stabilito. Ogni mattina, in quei 12 giorni, mi alzavo alle sei e finivo a mezzanotte. Scendevo dentro di me, mi affidavo al mio sé e cominciavo a scrivere. Tutto andava in automatico.
Già vedevo i vari capitoli. La sera passava Angela, che lavorava al C. N. R., prendeva i pezzi che avevo scritto e li inseriva nel computer; io poi le dicevo come impostare il tutto… Niente altro: solo dormire, mangiare qualcosa e scrivere, quasi chiusa in casa per dodici giorni. E ce l’abbiamo fatta.
Il titolo: “La metafora come ponte tra conscio ed inconscio”.
La tesi è stata consegnata nel tempo stabilito, ma ecco che anche la discussione della stessa si è accelerata. Perché tutto così veloce? Anche il giorno della discussione, invece che alle dodici sono stata convocata alle ore nove.
Angela era impegnata con il lavoro, non poteva liberarsi prima, così sono andata da sola. Nella grande sala di attesa c’erano altri laureandi e intorno a loro amici, parenti, fiori.
Sono entrata nell’aula dove intorno ad un grande tavolo mi aspettavano gli esaminatori. La discussione è stata buona, ma quando sono uscita nella grande sala, mi sono sentita molto sola. Erano quasi due anni che correvo come un treno, sempre impegnata. Ora l’obiettivo era stato raggiunto ed io mi sentivo “sola”.
Cercai Angela al telefono, ma era occupata e non poteva raggiungermi; trovai allora un’altra amica. Mi avrebbe portato a cena in un locale vegetariano a Trastevere e lì avremmo festeggiato la Laurea. Guardavo gli altri, i fiori, gli abbracci… Ma, andava bene così!La sera, incontrai a Trastevere l’amica e ci avviammo al ristorante.
Lei mi spiegò che i proprietari erano seguaci di Sai Baba e, accanto al ristorante c’era un “tempio” dedicato a lui. Ma chi era Sai Baba? Non l’avevo mai sentito nominare!
Del resto, non conoscevo niente di niente. Ero sta educata nella religione cattolica, ma andavo poco a messa, anzi, dopo il matrimonio, anche il poco era cessato.
Avevo fatto molti studi, ma non di esoterismo e spiritualità.
Ero divenuta una ipnoterapeuta e ciò sentivo importante per aiutare gli altri.
Questo sì: volevo aiutare. Avevo lasciato la scuola, riprendendo a studiare per non essere limitata da una struttura e poter aiutare liberamente. Alla fine degli esami universitari, avevo tratto un sospiro di sollievo. Ah, finalmente, per un po’ di tempo niente più libri! Perché, allora, arrivate nel ristorante, mi regalarono un altro libro?
La copertina era viola. “Il libro della perfezione”, questo era il titolo, di Aivanhov, che chiaramente non conoscevo.
Ci fu il rituale della benedizione del cibo e poi mangiammo. Guardavo le foto di Sai Baba con quel vestito arancione; mi attirava.
CAPITOLO 5
Martedì 23 aprile 2008
Marina di Grosseto
Sono già le due e trenta di notte. Ho scritto in continuazione e il polso brucia.
Decido di sistemarmi per dormire. Al mio risveglio il pensiero va a Michele; oggi è il 23, numero per me simbolico e collegato a lui, come ho già detto. Ripenso ad un contatto molto bello legato a questo numero.
Michele era ormai già entrato nella mia vita e nella mia consapevolezza. Sentivo dentro di me la sua voce, se chiedevo avevo risposta, vedevo i segni all’esterno, ma desideravo sempre assicurarmi che la sua presenza non fosse solo frutto di una creazione personale. Così avevo già fatto e, quella volta, chiesi a Rita, un’amica medium, se poteva crearmi un contatto. L’Arcangelo arriva a poche persone e non sapevo se con Rita sarebbe stato possibile. La donna era venuta a salutarmi quella mattina e con me c’era anche Patrizia, una ragazza con capacità sensitive, danneggiate però dall’ambiente familiare assolutamente chiuso sull’argomento.
Rita prese carta e penna preparandosi a scrivere. Patrizia se ne andò ed io attirai, tra le mie, la mano di Rita. Allora accadde qualcosa…
Il corpo era di Rita, ma tutto l’atteggiamento era cambiato. Non era più lei, che io percepivo, ma un essere regale, maestoso e insieme pieno d’amore. Michele, attraverso la medium, cominciò a parlarmi: “Posso stare poco- mi disse subito – altrimenti rischio di rovinare il veicolo (cioè Rita); poi accennò a Patrizia, ormai fuori della stanza, dicendomi di aiutarla (vi parlerò di lei più tardi).
La mia mano era nella Sua e Lo sentivo; era un calore conosciuto, un ricordo dentro di me. Rispose alle mie domande; era un momento difficile della mia esistenza terrena, il mio contatto con Lui rimaneva ad un livello spirituale e non mi rendevo conto della nostra unione energetica (io sono parte di LUI) e della mia possibilità di creare nella realtà virtuale. “Vai sempre avanti, lascia andare il passato. Dai sempre e riceverai!” Queste le sue parole, che mi entrarono dentro con amore e con forza.
Desideravo andare a Monte S. Angelo, in Puglia, per vedere la grotta, dove si dice che lui abbia combattuto l’avversario, e la chiesa là costruita; glieLo dissi.
“Voi innalzate cattedrali di pietra”. Rispose “Il mio tempio sei tu, il mio tempio è il mondo”.
Ad una richiesta sui miei Cari, che in quel momento mi preoccupavano, mi disse che dovevo costruire un altro “nido”. Mi chiesi allora “dove” e forse, oggi un nido è stata questa casa di Marina, poco amata, ma quanto mai provvidenziale per uno dei miei Cari.
Sotto la grondaia, in questi tre anni c’è sempre stato un nido e due piccioni in amore.
Allora Michele mi dette un Codice per chiamarlo, di cui il 32 o il 23 è una parte.
Quando Lui se ne andò, Rita dolcemente mi sorrise… ma non ricordava nulla.
Il suo spirito si era allontanato per far posto ad un altro guidatore, all’Arcangelo.
Potete avere quest’immagine: lo Spirito, o un suo raggio che s’incarna, è posizionato sopra la testa, ad una certa altezza, al punto dell’ottavo chacra.
In alcune comunicazioni viene chiamato “Genio alato”, che sovraintende il lavoro del corpo. Una sua scintilla entra all’interno della macchina e si posiziona nella sfera del cuore. Generalmente viene chiamato “Angelo dorato” o Anima o gocciolina animica. Dov’è localizzata la fontanella, sulla cima della testa, è presente “Lo specchio di riflesso”, così viene detto, che se è trasparente, quindi aperto (pensiamo al loto dai mille petali), permette il contatto tra Genio e Angelo dorato. Generalmente, però, dopo la nascita, lo specchio, pian, piano, si appanna e si chiude il collegamento, cosicchè l’angelo interiore si trova a vivere in una macchina che procede guidata da un cervello computer, avente programmi vitali atti alla sopravvivenza del veicolo, ed anche generati a livello genetico ed educativo.
Esso, isolato nella sfera del cuore, può interagire attraverso messaggi intuitivi, non sempre ascoltati. Il risveglio avviene quando si apre il contatto tra Mente, Anima e Spirito.
Allora, come dice Michele, come ho letto in seguito nel testo “Segnali di luce”, si ha il vero Uomo, l’Uomo Angelo.
Oggi è il compleanno di Michele, il Cario della cuoca che ho incontrato ieri a Grosseto, sulla panchina mentre aspettavo l’autobus. Finisce quattordici anni. Decido di andare a prendere l’aperitivo al bar-ristorante dove lui lavora, “La Pergola” di Castiglione della Pescaia. Voglio brindare a Michele e all’inizio del libro. È tutto così pieno di segni che, come al solito, sembra che un’aria densa e calda mi circondi.
Guardo l’insegna così colorata; ah, sì, quei tralci, quell’uva, mi portano la visione della grande pala della cappella di S. Michele Arcangelo nella chiesa de La Valletta, nell’isola di Malta: sono suoi simboli! Scendo poi sul molo, dove le barche ondeggiano lievemente e il profumo del mare è intenso.
Dapprima mi attira il rumore delle anatre che schiamazzano, poi le vedo radunate vicino ad una ragazza, che dà loro delle briciole di biscotti.
La guardo: sembra di altri tempi. La gonna lunga, un maglione, una sciarpa che pende al collo, i capelli sopra le spalle e castani. Ha una voce morbida e tranquilla, senza flessioni emozionali. Cominciamo a parlare e ci incamminiamo insieme verso la mia automobile. Passa sfrecciando e urlando un’autoambulanza.
Nel salutarla le chiedo il nome: “Barbara” risponde.
Eh, sì! È arrivata anche lei, perché il nome Barbara è un altro segno positivo per me, che mi indica la giusta posizione nel programma e si manifesta simbolicamente con incendi, pompieri e… autoambulanze.
CAPITOLO 6
Barbara
Questo segnale si è manifestato presto, tanto che, per me, incontrare i pompieri nei miei spostamenti è molto frequente. Barbara è il fuoco ed io sono fuoco, un leone.
Come al solito, vengo istruita e portata nei luoghi adatti.
In Sicilia mi sono trovata a Paternò, per la festa di S. Barbara, la patrona del paese.
La statua era portata in processione su un baldacchino d’oro tra fiori e fuochi d’artificio. Che spettacolo! E lì ho appeso la storia della santa. Era stata rinchiusa in una torre perché amava solo Dio e non voleva andare sposa; sulle scabre pareti, aveva fatto aprire tre finestre contro il volere del padre, che, poi, l’aveva egli stesso decapitata.
Da tempo mi interesso alla vita dei santi, comparando le loro vicissitudini con le situazioni di tante persone da me conosciute.
Certo il martirio di oggi è diverso, non assume la risonanza e ridondanza che la chiesa ha voluto, ma esiste, costante, spesso subdolo, sempre le più volte nascosto, il martirio degli esseri di luce, in questo mondo di tenebre.
Tanti fratelli e sorelle, e solo tra quelli a me noti, tanti che mi si stringe il cuore.
Guarda caso, come nel passato, sono gli stessi familiari, spesso uno della famiglia, a ostacolare, danneggiare, limitare, con un trattamento o fisico o psicologico, che, visto dall’esterno, appare oltremodo coercitivo. Cosa ne è del loro risveglio, costretti in una macchina mappata a livello educativo e genetico, limitata con programmi di chiusura, se non apertamente violata?
Il mio scritto è dedicato a coloro che non ce l’hanno fatta, che sono stati volutamente addormentati con gli psicofarmaci, le droghe, la pressione quotidiana e sociale.
È stata tagliata loro la testa, come a S. Barbara, sono stati eliminati, affinché la loro luce non rompesse le tenebre. Bruno, Pina, Patrizia, Gianfranco, Gianluca, Maria, Francesca… Il mio scritto è dedicato ai moltissimi che ce l’hanno fatta, che ce la stanno facendo, lottando e ancora lottando contro i programmi virtuali di questa frequenza, per accendere la luce, per alzare il velo.
Non pensate che chi scrive abbia avuto un trattamento privilegiato.
Molto è stato agito su di me, quando ero inconsapevole, per chiudermi e fermarmi, molto è stato fatto al mio risveglio per eliminarmi; ancor oggi, che sento l’aiuto di Michele e sperimento, spesso, il mio potere, oggi il mio cuore aperto mi rende più sensibile e consapevole dei costanti attacchi quotidiani; sono protetta, ma sento l’odio, l’invidia, la cattiveria… Sono però leggere su me, piccole spine nel mio cuore, che è aperto alla compassione: pochi sono perfetti e anche nel difetto, nel sonno, l’essere può indicare, svelare la via. Se non è una entità veramente diabolica… o, diciamo, completamente addormentata. Eh, sì, allora interviene Michele… E sono guai per l’altra parte!
Non a caso sono “uno specchio riflettente”, comunque amplifico, tiro fuori, a livello catartico, e rimando…
Questo va oltre il potenziale lavoro di terapeuta: tutto avviene!
Ma la sua statuetta raffigurante Barbara l’ho avuta in un altro luogo. Merita ricordarlo, perché, sempre, un simbolo o un ricordo interiore, vengono, anche in tempi diversi definiti.
Ero andata in Brasile per studiare il Cordon Bleau, un’antica religione proveniente dall’Africa. Come al solito si era verificato “un caso”, la conoscenza di un PA, un maestro brasiliano, mentre ero a Genova. Mi aveva letto il destino sulle conchiglie.
Niente di significativo, ma mi attirava il Brasile, e il conoscere i riti e le usanze della sua comunità. Così partii e rimasi nella foresta di S. Paolo per quindici giorni, imparando le danze, i colori, i canti dei loro Orishà o Santi.
La mia era curiosità, ma guardavo con sgomento le persone italiane che erano andate là per essere iniziate: i rituali erano senz’altro di potere più nero che bianco.
Comunque, per ritornare a S. Barbara, mi fu detto che il mio Orishà era Yansà, con i suoi colori dal rosa al fuxia e viola, con le sue danze conturbanti; la santa corrispondeva, come è loro usanza fare, alla cattolica S. Barbara.
Così là, a S. Paolo, trovai una sua bella statuetta. Corona, coppa, spada o palma, torre, sono i suoi emblemi. Sì, la torre, che continuamente era per me un segnale e lo è tutt’oggi. La mia vita era piena di torri, ma ancora non conoscevo Maddalena.
CAPITOLO 7
La discesa: 16 marzo 1993
Angela mi portò anche al tempio di Sai Baba, che era a fianco del ristorante e apparteneva sempre agli stessi proprietari. Seppi che essi andavano spesso in India e si occupavano della cucina nell’ Asharam di Baba.
Tornammo a casa. Era stata una giornata intensa e mi addormentai profondamente.
Ma il giorno dopo… il giorno dopo, risentii nuovamente quel senso di solitudine e una sensazione di vuoto. L’impressione era quella di avere, all’interno, un canale vuoto. Ricordo che, a quella sensazione così forte, partì dal mio cuore, proprio come un movimento fisico, un grido di aiuto “Oh Dio, aiutami, mi sento tanto sola!”
Allora accadde qualcosa che spiegherò attraverso ciò che provai.
Non ricordo esattamente quando; sentii scendere dall’alto ed entrare dentro la mia testa “come una pioggia densa e morbida”, che cominciò a riempirmi. I momenti successivi sono vaghi; il tempo svanì per un po’, poi cominciai a vivere in un modo diverso, con quelli che chiamavo “fenomeni paranormali”.
Allora non conoscevo nulla, oggi potrei dire che si era aperto il chakra della corona, c’era stato un allineamento del canale, che unisce il perineo alla fontanella della testa, ed in seguito si ebbe anche la risalita della Kundalini: questo dette luogo a fenomeni di risveglio della macchina biologica (il corpo), che per vari mesi furono abbastanza stabili. Mi sentivo più leggera, camminavo come se non sentissi il suolo, vivevo in una situazione d’estasi, cioè priva di perturbazione emozionale, espansa e, nel contempo, sentivo, tra me e le persone che frequentavo, l’ambiente, come un diaframma, una bambagia, così la chiamavo.
Mi sentivo completamente piena: amore, forse, ma diverso da quello mai provato, senza desideri, senza richieste: ero… ero… ero.
Eppure, l’esterno sembrava uguale, solo molto vivace nei colori, luminoso, e, se guardavo i miei occhi allo specchio, essi erano straordinariamente diversi, così luminosi e splendenti. I sensi erano cambiati.
A Roma non potevo entrare nella metropolitana: mi sentivo chiusa e tutto rimbombava. Ricordo che, cercando una via, la mappa della zona mi si presentava a livello istintuale: era un istinto animale, del corpo: sapevo dove andare!
Ancor oggi non mi perdo mai, ma allora era proprio tutto a livello fisico. Mi sentivo in uno stato di beatitudine, non provavo timore, solo mi chiedevo se gli altri vedevano i miei occhi diversi.
Cominciò allora il contatto con Michele; ovunque andassi era pronunciato il suo nome “Michele”, vieni qua, dov’è Michele? Costantemente, veniva ripetuto d’intorno… Arrivò insieme anche il nome David. Ben presto capii i segnali.
Se, nei miei movimenti, percorrevo la strada voluta dal mio spirito, l’enunciazione del nome, o l’uno, o l’altro, me ne dava conferma; allora cominciai a chiedere quel segno, come risposta alle mie domande…
E questo avveniva; era diventato un codice di contatto.
Vivevo, comunque, come se avessi, davanti a me, una linea laser rossa, che era il percorso che dovevo prendere. La vedevo… Sempre con quella gioia, quella pace interiore, quella costante presenza nel momento.
Non mi chiedevo il perché, vivevo con curiosità aperta e tranquilla tutto quello che mi accadeva. Poi cominciai a sentire la voce che proveniva dal mio cuore; qualcosa che per me era normale, un rispondermi, un consigliarmi, un indicarmi, anche le più piccole cose.
Anche tutt’oggi, questa è una costante della mia vita. A volte, se non trovo qualcosa, chiedo ed ho la risposta precisa sul luogo dove cercare.
Non trovo l’oggetto… “Non è vero!”… dico arrabbiata…
E la voce, paziente, mi dice di guardare meglio. L’oggetto è lì, è sempre stato lì, non avevo focalizzato. Non chiedo sempre, ma so che sempre ho le risposte.
Molto spesso, la voce, “la mia voce”, esprime, da sola, considerazioni su persone e situazioni: risultano sempre vere! Quando faccio terapia, o invio energia di guarigione, sento sempre la voce del cuore, del mio angelo d’oro interiore, della mia gocciolina animica, collegata al mio spirito, Michele.
Un collegamento d’amore tra macchina biologica, anima e spirito.
Da “Come Dio divenne Dio” di Daniel Givaudan, ed. Macro
“L’orgasmo divino – ci si immagina troppo facilmente che il cammino che porta dichiaratamente al divino sia e debba essere noioso.
Per estensione, si crede anche che i Maestri di saggezza e i più grandi mistici siano costretti alla penitenza e alla mortificazione. È falso!
Sì, nella scoperta dell’estasi mistica Maestri e Saggi sperimentano e poi conoscono un vero e proprio godimento. Comprendiamo che la “vicinanza di Dio” non fa rima con la sofferenza. Ma non equivocare… Il loro godimento non esclude nulla. Corpo, anima e spirito vi partecipano tutti insieme”.
Devo dire che questo corrisponde al mio innamoramento per Michele; quando penso a Lui, si spande dal cuore un gran calore, che mi riempie, mi prende, mi lascia, a volte, senza respiro; è una gioia, un’armonia; potrei viverci e non avrei bisogno di mangiare, non avrei bisogno di altro…
Invece me ne distacco, presa anch’io dalle immagini virtuali, assorbita dalle necessità di tanti, ma Lui è sempre lì, presente, vicino, “Puoi sentirmi sempre nel tuo cuore” mi dice “Amata”.
Come ho già detto, spesso ho cercato di contattare Michele “dall’esterno”, sia perché, soprattutto inizialmente, non mi fidavo ed avevo timore di interferenze mentali, sia perché mi piace chiedere ad un’altra persona preparata in tal senso e confrontare. Nell’episodio, già citato, di Rita, una canalizzatrice spirituale di Grosseto ed anche cara amica, la fusione con Lui, attraverso la mano della donna, creò quell’onda di amore, che sempre mi pervade, al suo pensiero, ma che, allora, fu intensa e totale.
Sempre con Rita, c’era stato un precedente momento di contatto, al calar della sera, vicino al mare, sull’isola del Giglio (il giglio dei Merovingi).
Là, sedute su uno scoglio, che l’acqua lambiva, la donna ha scritto: “Mia cara, finalmente ti ho contattato” “Sei l’arcangelo Michele” chiede Rita “Così voi mi chiamate” risponde.
Lui è una Potenza che va oltre i limiti di una religione.
CAPITOLO 8
Il Petriolo
Ricordo che tornai a Grosseto e andai da mia madre. Nel nostro rapporto c’erano sempre stati problemi emozionali, ma, allora, mi misi a sedere sul divano del tinello e non sentivo proprio niente, né odio, né amore, solo quella pace infinita dentro di me. L’esterno era come distaccato e isolato da quella “bambagia”. La donna mi dette un libro di poesie appartenente a mio padre. Non lo guardai subito; più tardi, cominciai a vedere spesso intorno a me un bambino di circa dieci anni, con un’aureola verde intorno alla testa (ho visto in seguito altre aureole). Era molto luminoso, comunque io vedevo sempre tutto più luminoso e colorato. Aprendo il libro vidi la sua foto in prima pagina: era un poeta bambino, morto in giovane età. Ero senz’altro in un’altra frequenza.
Molte spiegazioni mi sono state date, in seguito, dal libro “Il risveglio della macchina biologica”. Ricordo che decisi di andare, con la mia auto, al Petriolo, una località tra Grosseto e Siena, dove l’acqua termale sgorga libera, formando calde vasche solforose. Accanto scende un torrente dove è possibile immergersi nella calda stagione.
Avevo fatto il bagno e volevo rientrare, quando accadde qualcosa di particolare ed il motore già avviato si spense. Accanto era parcheggiato un furgoncino; ne scese un uomo con un volto scuro, orlato da una folta barba, che mi invitò a seguirlo su una panchina vicino ad un albero. Non ci fu resistenza da parte mia; fui portata.
Lui mi disse: “guarda”, indicando l’albero, e io vidi un grande schermo con persone e vicende. L’uomo affermò che eravamo vissuti insieme in un’altra vita. Questo non mi piacque, sentivo un senso di disagio, lo sentivo negativo.
Mi affrettai a risalire sulla macchina che subito partì. Lui mi aveva regalato qualcosa. Quando tornai a Roma, Pina, che avevo conosciuto a Trastevere al centro di Baba, mi disse di fare attenzione perché potevo incontrare delle “larve”; prese l’oggetto e lo bruciò: non voleva bruciare. Ero entrata in un mondo sconosciuto, di cui non avevo mai letto nulla; da una parte era un bene, perché ero priva di condizionamenti, ma, dall’altra, ero indifesa e questo l’avrei capito più tardi. Ormai il treno aveva ripreso la corsa in una nuova direzione. Di libri, poi, ne sarebbero arrivati tanti e la mia sete di conoscere era tale che mi trovavo a leggere tre libri in contemporanea. Ma non era difficile.
CAPITOLO 9
La Kundalini
Il giorno dopo, mi recai sulla spiaggia di Marina di Grosseto: l’aria era calda e il cielo luminoso. Sempre quella sensazione di bambagia intorno a me, che mi faceva sentire il caldo e, insieme, non sentire, perché il mio corpo aveva un calore interno particolare, che mi staccava dall’esterno. Mi sdraiai sulla sabbia color oro (tutto intorno mi appariva dorato, ad eccezione della linea azzurra del mare) e fui presa da un leggero torpore…
Poi decisi di tornare a casa. E così accadde… Ero appena giunta nella mia stanza, che il calore cominciò ad aumentare. Mi tolsi gli abiti e rimasi con il “due pezzi” della spiaggia. Il corpo divenne rosso, sempre più intenso, soprattutto nella parte sinistra, dove, all’altezza del cuore si formò un piccolo e brillante cerchio, che, ancor oggi, appare, come una macchia scura, “una bruciatura di sigaretta”, come ebbe a dire un mio amico.
Intorno quella bambagia e il corpo che bruciava e non bruciava, perché non c’era sensazione di dolore, non di paura… quel grande fuoco ed un sentirlo salire, senza barriere: un orgasmo, e un altro e un altro ancora…
Morire di piacere! Poi l’istinto: presi dal bagno un asciugamano di spugna, lo immersi nell’acqua del lavandino e lo avvolsi intorno al corpo.
Lo appoggiavo sulla pelle, e si asciugava… una, due, più volte, non so quante, perché non c’era il tempo, non c’era la paura della mente: il corpo andava in automatico, per la sua sopravvivenza; nel ricordo, molto precisa, la curiosità del perché, dopo tanta acqua, io avessi sempre il reggiseno asciutto!
Poi tutto finì: solo la macchia scura sul cuore, come la bruciatura di una sigaretta.
In seguito ho avuto occasione di leggere vari scritti sul ritrovamento di corpi, definiti autocombusti, dei quali rimanevano gli arti, mentre il tronco appariva completamente bruciato; in alcuni casi la devastazione era minore, ma ugualmente inspiegabile.
Non c’erano tracce d’incendio, tutto intorno, né riguardo agli oggetti sul corpo, né in quelli vicini. Mistero! Nella filosofia indiana si parla della risalita della kundalini, forza dormiente, come un serpente arrotolato, alla base della colonna vertebrale; il suo risveglio può portare all’illuminazione, ma il suo fuoco può bruciare.
Il Tantra, la disciplina usata per la sua attivazione, veniva indicata come via pericolosa, adatta solo ai maestri. Può darsi che questa forza, risvegliandosi senza controllo e non trovando una aperta via di ascesa, quello che è chiamato “susciumna” o canale centrale, crei un corto circuito nell’apparato elettrico della macchina biologica (il corpo) e quindi un “incendio”. Sappiamo, infatti, che i collegamenti neuronali e nervosi sono di natura chimico-elettrica ed hanno le primarie centraline nel cervello e in tutto il midollo spinale (il susciumna eterico).
Nella risalita della kundalini, elettricità ad alto voltaggio, l’intoppo avviene nel canale dove, a livello eterico, i chakra sono in parte chiusi e creano degli ostacoli, a livello materiale la conduzione chimico-elettrica è intasata da scorie di vario tipo.
Non a caso la devastazione avviene nel tronco, mentre gli arti sono, generalmente, risparmiati. Per quanto riguarda il mio caso, ritengo, in una analisi fatta a posteriori, che la precedente discesa dall’alto, attraverso l’apertura del loto dai mille petali, con l’attivazione dei chakra superiori fino al cuore, abbia stimolato e favorito l’ascesa, non creando danni, anche se c’è stata una leggera deviazione verso sinistra, causata da intasamento. Ma lo Spirito Santo è fuoco, folgore, alta tensione, che distrugge il vecchio e rinnova, che brucia e rigenera. I corpi terrestri sono macchine a bassa tensione, pile che si stanno scaricando, in relazione all’età e allo stato di salute, inesorabilmente, sino alla morte. Invece è possibile riaccendere il fuoco della vita, accordare la macchina a frequenze superiori, metterla in collegamento con l’alto e con il basso, unire ciò che è stato diviso, la vibrazione della materia e dello spirito: allora saremo la scintilla divina che siamo. Né invecchiamento, nè malattia, né morte “Il vero umano” dice Michele “è colui che chiamiamo angelo, dove corpo, anima e spirito sono una cosa sola, tre in uno”.
Dopo eoni di buio, stiamo risalendo all’unità, stiamo tornando angeli in una terra che sarà diversa, luminosa, brillante, gioiosa; la sua percezione sarà diretta non mediata da un cervello programmato, i sensi liberi spazieranno su nuove frequenze, perché tutto di noi sarà in una nuova vibrazione: amore, amore, “a mor”, senza morte. Ma prima il fuoco, questa carica che ci trasmuterà. Ciò, da tempo, sta, più o meno lentamente, avvenendo. La terra, la madre, e noi stiamo cambiando. Anche dal le piccole cose che sono intorno a noi, che accompagnano la nostra quotidianità, ci accorgiamo che i ritmi della natura sono cambiati, che poco corrisponde a prima: il calore del sole, l’intensità e la distribuzione della pioggia, la forza improvvisa di venti, l’alternarsi delle stagioni…
Il “corpo di luce” sarà il nostro nuovo vestito, luminoso, vivo, oltremodo sensibile e percettivo, splendidamente avvolto dalla bambagia madreperla dell’amore della quarta e quinta dimensione; il corpo di luce sarà il nuovo vestito della nuova terra.
CAPITOLO 10
Cesare
A Roma, Angela mi portò alla conferenza di Cesare, che parlava di Sai Baba e dei suoi scritti. Lui stesso, ogni domenica, nel suo centro vicino Chianciano, faceva veggenza. Cesare mi piacque: era molto vicino alla mia frequenza.
Mancava poco alla Pasqua e sentii la spinta a recarmi là. Per me allora il tempo e lo spazio esistevano in modo relativo; non pensavo mai ai chilometri che dovevo percorrere e quasi improvvisamente mi trovavo all’arrivo. La mattina di Pasqua, appena giunta, trovai Cesare con altre persone al tempietto, una stanza piena di incensi e tappeti; le vetrate erano dipinte e colorate. Cesare mi si avvicinò sorridente.
Sentii una fitta sulla fronte, quando una voce, che proveniva da lui, ma non era la sua, mi chiese: “da dove vieni?” “Da dove vengo” pensai ” proprio non lo so” Poi dissi “vengo da Grosseto” Ma la risposta non era pertinente alla vera domanda.
Nel pomeriggio nella sala della biblioteca, Cesare iniziò la sua medianità, al suono della chitarra, e la voce che parlava era quella che avevo già sentito. Per me era la prima volta. Chiesi cosa dovevo fare, chiesi un consiglio; stavano avvenendo tante cose!
La voce rispose che dovevo portare al collo la stella di Davide perché ero di discendenza davidica e che per me andava bene vivere in un luogo collegato alla “via francigena”.
Le due cose non mi erano per niente chiare; la stella al collo l’ho messa molto tempo dopo e il posto… ancora non ci sono; ma ora sono consapevole del significato delle parole.
A fine serata, Cesare mi disse che quella mattina, nel tempietto, aveva chiesto una nuova compagna, dato che si stava separando; ero arrivata io ed aveva sentito il mio essere.
Mi chiese di rimanere, ma, in quel momento, io non cercavo un compagno e la mia espansione di cuore mi aveva collegato profondamente ai miei Cari che desideravo rivedere. Così partii. Avrei rivisto Cesare a Roma e la sua presenza sarebbe stata importante e di grande insegnamento.
Capitolo 11
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INDICE
Prefazione pag. 6
Introduzione. pag. 9
Capitolo 1 – Lunedì 22 aprile 2008 pag. 12
Capitolo 2 – Il risveglio – 1993 pag. 14
Capitolo 3 – Chi era l’assistente? pag. 18
Capitolo 4 – La discussione della tesi – 16 marzo 1993 pag. 20
Capitolo 5 – Martedì 23 aprile 2008 – Marina di Grosseto pag. 23
Capitolo 6 – Barbara pag. 26
Capitolo 7 – La discesa – 17 marzo 1993 pag. 28
Capitolo 8 – Il Petriolo pag. 32
Capitolo 9 – La Kundalini pag. 33
Capitolo 10 – Cesare pag. 35
Capitolo 11 – Cassandra pag. 36
Capitolo 12 – Lo sciamano pag. 39
Capitolo 13 – L’uscita dal corpo pag. 41
Capitolo 14 – L’India –luglio 1993 pag. 44
Capitolo 15 – L’interviù pag. 48
Capitolo 16 – La partenza pag. 50
Capitolo 17 -10 maggio 2009-Dopo il mio primo viaggio in Francia verso Rennes le Chateau pag.52
Capitolo 18 – 25-05-2009- Secondo viaggio in Francia- La festa di Sarah pag. 56
Capitolo 19 – 4 luglio 2009- Ritorno a Les Saintes Maries de la Mer pag. 62
Capitolo 20 – Capodanno 2010 ad Arcidosso (Gr) pag. 67
Capitolo 21 – 23 gennaio 2010 – Maddalena pag. 70
Capitolo 22 – Claudio- Petriolo- 15 dicembre 2008 pag. 74
Capitolo 23 – Ancora in Sardegna – Reginaldo pag. 77
Capitolo 24 – S. Rocco-3 febbraio 2010 – Il corpo che canta pag. 80
Capitolo 25 – Il professor Spada:la prima salita della kundalini pag. 82
Capitolo 26 – 22 febbraio 2010 – La barboncina Mollj non c’è più pag. 86
Capitolo 27 – Patrizia pag. 90
Capitolo 28 – Abano 02-03-2010 pag. 95
Capitolo 29 -Giorgio di Roma 13-03-2010 pag. 97
Capitolo 30 – Il sogno pag. 100
Capitolo 31 – Il ritorno a casa pag. 101
Capitolo 32 – Abano –22-03- 2010 pag. 103
Capitolo 33 – Fontebianca pag. 106
Capitolo 34 – Grosseto 27-03-2010 – Roby pag. 109
Capitolo 35 – Sabato Santo 3 aprile 2010 pag. 113
Capitolo 36 – Vicenza 9 aprile pag. 119
Capitolo 37 – Domenica 25 aprile pag. 122
Capitolo 38 – Monte Luce – 1 maggio 2010 pag. 126
Capitolo 39 – Il libro dei segreti pag. 130
Capitolo 40 – Le Celle -2 maggio pag. 135
Capitolo 41 – Bordighiera ed il “coscetto di pollo” pag. 138
Capitolo 42 – San Rocco 17 maggio pag. 140
Capitolo 43 – Il quinto elemento pag. 143
Capitolo 44 – Sardegna Sole Ruio – 31 maggio pag. 145
Capitolo 45 – Palau 2 giugno pag. 147
Capitolo 46 – La Maddalena – 5 giugno pag. 150
Capitolo 47 – Eleonora D’Arborea pag. 152
Capitolo 48 – La Valle della Luna 26 giugno pag. 158
Capitolo 49 – 5 luglio Alguer e la grotta di Nettuno pag. 161
Capitolo 50 – Luglio Carbonia e la spiaggia di Kia pag. 164
Capitolo 51 – Il triangolo luglio 2010 pag. 167
Capitolo 52 – 30 luglio Il castello di Quirra pag. 169
Capitolo 53 – Elena, Eleonora 31 luglio pag. 173
Capitolo 54 – Monte Amiata – Seggiano e Montenero pag. 175
Capitolo 55 – San Rocco – Marina di Grosseto 11 agosto pag. 177
Capitolo 56 – 15 agosto, festa dell’Assunta pag. 179
Capitolo 57 – 18 agosto In Abruzzo La Maiella pag. 181
Capitolo 58 – Cansano e Pacentro pag. 184
Capitolo 59 – Aquila 66-99 pag. 186
Capitolo 60 – I Leoni- La famiglia di Michele pag. 193
Capitolo 61 – San Rocco 3 settembre ‘10 pag. 195
Post Scriptum pag. 199
Appendice 1 pag. 208
Appendice 2 pag . 211
Appendice 3 pag. 218
Bibliografia pag. 228